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Cosa fare se la badante… non sposta la residenza?

“Quando una badante convivente se ne va cosa succede con la sua residenza?”, “Cosa fare se la badante non sposta la residenza?”, “Sono obbligato a dare la residenza alla badante?”.

Queste sono solo alcune delle domande che spesso ci sentiamo rivolgere.

Nella nostra rubrica “Cosa fare se la badante…” vogliamo rispondere alle domande più frequenti che le famiglie si trovano ad affrontare quando hanno una badante e vogliono capire come gestire al meglio il tema della residenza.

 

Dipaniamo un po’ di dubbi quindi su “Cosa fare se la badante… non sposta la residenza?”.

Per molte famiglie che hanno necessità della badante convivente, il tema della residenza della badante è sicuramente spinoso: se poi non va bene cosa faccio? Se poi non la sposta cosa succede?
In alcuni casi diventa persino un deterrente all’assunzione della badante l’idea di avere anche questa incombenza, nonostante l’effettiva necessità.

Partiamo quindi da alcune informazioni di base.

 

1. Sono obbligato a dare la residenza alla badante convivente?

La cosa più importante che dobbiamo dire fin dall’inizio è che a norma di legge non sussiste alcun obbligo a dare la residenza al proprio domicilio alla badante. La badante può conservare anche la residenza da altre parti, anche se convivente.

Va altresì tenuto presente che l’obbligo di concessione della residenza sussiste nel caso in cui sia la badante a farne richiesta e comunque è valido qualora l’abitazione nella quale presti servizio vada costituire l’effettiva dimora abituale. 

In ogni caso la badante non entra nello stato di famiglia del datore di lavoro. All’anagrafe risulta infatti semplicemente domiciliata nell’abitazione dove si svolgerà l’assistenza.

L’unico obbligo da parte del datore di lavoro è la comunicazione dell’ospitalità alla pubblica sicurezza entro 48 ore dall’assunzione per le badanti extracomunitarie, oppure entro 30 giorni quelle comunitarie.

 

2. Quando sussiste l’obbligo di residenza alla badante?

E’ tuttavia necessario ricordare che ci sono due fattispecie per cui è necessario fornire la residenza alla badante per poter stipulare il contratto:

a. se la badante non ha altra residenza in Italia, 
b. se la residenza attuale è presso il datore di lavoro precedente. 

Una volta fatta l’iscrizione all’anagrafe come residente presso l’abitazione del datore di lavoro o dell’assistito, se persona diversa, la badante comunque NON risulterà nello stato famiglia, in quanto la convivenza troverà la giustificazione per motivi lavorativi. Il lavoratore dovrà essere iscritto quindi ad una scheda separata. 

Vi è tuttavia la possibilità di stipulare il contratto anche se la badante è residente all’estero, indicando il domicilio in Italia, tale indicazione ha validità per 3 mesi, dopo la quale è necessario fornire comunque la residenza.

 

3. Perché è importante la residenza per la badante?

La residenza per la badante è importante perché le permette di avere un medico al quale fare riferimento e che dovrà essere assegnato nel caso in cui il lavoratore sia regolarmente iscritto all’anagrafe. 

Sicuramente l’aspetto sanitario è un elemento determinante per questo tipo di richiesta.

In caso di lavoratori extra-comunitari lo è anche per facilitare la pratica di rinnovo del permesso di soggiorno.

 
4. Quali documenti servono per la residenza alla badante?

Per la residenza per la badante sarà necessario presentare presso l’Ufficio Anagrafe del Comune:

  • fotocopia fronte e retro carta d’identità ( se straniero il permesso di soggiorno)
  • fotocopia fronte e retro codice fiscale e/o tessera sanitaria 
  • fotocopia del contratto di lavoro in essere presso l’abitazione per cui si chiede la residenza 
  • fotocopia di eventuali patenti laddove in possesso.
 
5. Cosa fare se la badante al termine del lavoro non sposta la residenza?
Veniamo ora alla questione più spinosa: cosa succede della residenza della badante quando questa se ne va?

Partiamo dal fatto che una badante convivente che ha una abitazione propria oltre al lavoro, come detto all’inizio, terrà la residenza presso tale dimora, quindi al termine del lavoro non sarà necessario togliere la residenza.

Altro caso è se la badante comunica la propria residenza presso un’altra abitazione, la cancellazione sarà istantanea.

Cosa dobbiamo fare però se abbiamo dato la residenza presso la nostra abitazione alla badante e questa, terminato il lavoro, non si iscrive presso altre dimore e non va in Comune a comunicare la sua cancellazione di residenza?

Sarà sufficiente che il datore di lavoro, proprietario dell’alloggio, o un suo erede o delegato, si rivolga all’Ufficio Anagrafe del Comune comunicando che in casa sua non abita più il suo ex dipendente. Per cancellare la residenza, può volerci fino a un anno, durante il quale il Comune verificherà l’effettivo allontanamento dell’ex-residente. 


Cosa deve fare la famiglia? 
I consigli di FamKare per un rapporto sereno con la badante.

La prima cosa da fare è cercare sempre di avere un dialogo e un rapporto costruttivo con la badante, che è un lavoratore, con dei diritti e con dei doveri. 

Sicuramente la condivisione dell’abitazione porta a un livello di confidenza e intimità molto elevato con la badante, cosa che se da un lato può essere piacevole, dall’altro non sempre aiuta a mantenere un rapporto professionale e funzionale con lei.

1. Comunicare chiaramente.

Prima di tutto, è importante parlare con la badante in modo chiaro e calmo, spiegando quali sono le vostre esigenze e anche le vostre remore rispetto alla residenza. Sarà importante capire quali sono i motivi per cui la badante ha bisogno della residenza, pattuendo fin da subito gli accordi al termine del lavoro.

2. Stabilire dei termini

Se avete dato la residenza alla badante al momento della chiusura del rapporto, sarà utile ricordarle gli accordi presi, in modo tale che durante il preavviso venga svolta anche l’attività di cancellazione da parte della badante.

La comunicazione aperta e il rispetto reciproco possono aiutare a risolvere il problema in modo efficace.

 

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