Quando un familiare diventa non autosufficiente, ci si sente travolti. Cambia la quotidianità, cambiano i bisogni, cambia il tuo ruolo. E spesso ti ritrovi solo, senza sapere a chi rivolgerti o da dove cominciare.
In questo articolo vogliamo darti una guida pratica per capire come aiutare davvero chi non è autosufficiente, senza annullarti nel tentativo di fare tutto da solo/a. Perché aiutare bene significa anche non trascurare te stesso.
Sommario
Cosa vuol dire essere non autosufficienti
Una persona non è autosufficiente quando non è più in grado di svolgere in modo autonomo le attività quotidiane: lavarsi, vestirsi, camminare, cucinare, prendere le medicine, gestire l’igiene, orientarsi nel tempo e nello spazio.
La causa può essere fisica (cadute, malattie croniche, ictus), cognitiva (Alzheimer, demenza) o psicologica (depressione senile, isolamento).
La perdita di autonomia richiede un’organizzazione dell’assistenza che sia rispettosa, continua e su misura. E qui nasce il bisogno di un aiuto strutturato.
I 5 passi fondamentali per aiutare chi non è autosufficiente
1. Osserva e valuta con obiettività
Fermati e guarda: quali attività riesce a fare da solo? In quali ha bisogno di aiuto?
Non serve esagerare né minimizzare: la chiarezza ti aiuterà a prendere le decisioni migliori. Se serve, chiedi una valutazione geriatrica o del medico di base.
Per approfondire, leggi l’articolo: Come riconoscere il decadimento cognitivo in un anziano.
2. Attiva i diritti previsti dalla legge
Chi non è autosufficiente ha diritto a:
Indennità di accompagnamento
Legge 104 per il familiare che assiste
Esenzioni sanitarie
Servizi territoriali (SAD, ADI, centri diurni)
Spesso le famiglie non sanno che questi strumenti esistono. Per attivarli, è utile rivolgersi a CAF, patronati, assistenti sociali.
Scopri di più nella nostra guida: Legge 104: guida pratica alla domanda di invalidità e ai diritti del caregiver.
3. Organizza l’assistenza quotidiana
Aiutare chi non è autosufficiente significa garantire:
Sicurezza e presenza
Igiene e alimentazione
Cure e relazione umana
Valuta se puoi farlo tu da solo o se hai bisogno di un aiuto esterno: una badante convivente o a ore è spesso la scelta più sostenibile e personalizzata.
Per capire quale tipo di assistenza è più adatta, leggi: Guida ai diversi tipi di badante: quale scegliere per le tue esigenze?.
4. Non trascurare la tua vita
Aiutare bene vuol dire anche non ammalarsi nel processo. Cerca di mantenere i tuoi spazi, accetta di delegare, chiedi aiuto quando serve. Nessuno ce la fa da solo.
Scopri come prenderti cura di te stesso leggendo: Vuoi smettere di sacrificare tutto per assistere un anziano?.
5. Affidati a chi ti può guidare
Non devi diventare esperto di leggi, contratti, selezione del personale. Puoi affidarti a chi lo fa da anni. FamKare, con il suo Metodo BadanteZeroPensieri, ti offre:
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Per approfondire i costi e le opzioni disponibili, consulta: Quanto costa assumere una badante non convivente a ore?.
Riconoscere i segnali: i 7 campanelli d’allarme
Spesso, i segnali di perdita di autonomia sono sottili ma significativi e possono evitare molti eventi acuti, come il deperimento fisico, le cadute, eccetera. Se ti va di approfondire, leggi l’articolo: Come allora capire che è arrivato il momento di assumere una badante?.
Aiutare chi non è autosufficiente è importante, ma non devi farlo da solo/a..
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