Quando si assume una colf o una badante con regolare contratto, è importante conoscere non solo i permessi retribuiti (ferie, malattia, festività), ma anche quelli non retribuiti.
Queste assenze, seppur legittime, devono essere gestite con equilibrio per garantire continuità nell’assistenza e correttezza nei rapporti di lavoro.
In questo articolo ti spieghiamo cosa prevede il CCNL Colf e Badanti in materia di permessi non retribuiti, quando possono essere richiesti e come affrontarli nel modo giusto in famiglia. Vedremo anche quali sono invece i permessi retribuiti, per chiarire le differenze.
Sommario
Cosa sono i permessi non retribuiti?
Si tratta di assenze temporanee richieste dal lavoratore domestico (colf o badante) per motivi personali, familiari, di studio o salute, che non rientrano tra i diritti retribuiti (come ferie, malattia o lutto), oppure perché non ha maturato giorni di ferie a sufficienza per coprire tutta l’assenza.
Il contratto nazionale, all’art. 19, consente al lavoratore di richiedere permessi non retribuiti, ma non esiste un monte ore fisso: devono sempre essere concordati con il datore di lavoro.
Quando si possono richiedere
Secondo il CCNL del lavoro domestico, i permessi non retribuiti:
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devono essere richiesti con preavviso (salvo emergenze)
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vanno concordati per iscritto, con la durata e le motivazioni
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sono legittimi ma non obbligatoriamente concessi: è facoltà del datore di lavoro concederli oppure no, in base alle esigenze dell’assistenza
Esempi comuni: ritorno al paese di origine, pratiche consolari, visite familiari o necessità personali.
Cosa sono invece i permessi retribuiti?
Il contratto riconosce anche alcuni permessi retribuiti, che spettano al lavoratore in specifici casi:
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Lutto: 3 giorni lavorativi per decesso di un familiare convivente o parente entro il 2° grado
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Visite mediche, rinnovo permesso di soggiorno e ricongiungimento familiare:
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16 ore annue per conviventi a tempo pieno
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12 ore annue per conviventi part-time o non conviventi con orario settimanale ≥ 30 ore (proporzionato se < 30)
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Congedo matrimoniale: 15 giorni di calendario
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Permessi per formazione professionale: fino a 64 ore l’anno
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Congedo per vittime di violenza: fino a 3 mesi
Se il lavoratore ha bisogno di più giorni rispetto a quelli previsti, dovrà richiedere un permesso non retribuito.
Come gestire i permessi non retribuiti in modo corretto
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Accogli con ascolto, ma valuta l’impatto sull’assistenza
Se l’anziano ha bisogno di cure continue, valuta se è possibile concedere il permesso o se è necessario trovare una sostituzione temporanea. -
Tieni traccia scritta dei permessi concessi
È buona prassi conservare un promemoria con data, motivazione, durata e modalità di rientro. È utile in caso di controlli o futuri disaccordi. -
Rimani nel rispetto reciproco
I permessi non retribuiti sono una forma di flessibilità importante per mantenere il rapporto sereno e duraturo.
Cosa succede dal punto di vista del contratto e dello stipendio?
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I giorni di permesso non retribuito non vengono pagati e non concorrono al calcolo della retribuzione mensile
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Non maturano ferie, tredicesima o contributi INPS per quei giorni
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La badante deve comunque rientrare nei tempi concordati, altrimenti può configurarsi assenza ingiustificata
Se la badante convivente è assente per più giorni consecutivi, va sospesa la monetizzazione del vitto e alloggio in busta paga.
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Con il servizio BadanteZeroPensieri pensiamo noi a:
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aggiornare correttamente le buste paga mensili
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supportarti nella gestione dei permessi concessi (retribuiti e non)
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segnalarti eventuali situazioni anomale o rischi legali
E il tuo Family Coach è sempre al tuo fianco per aiutarti a trovare il giusto equilibrio tra esigenze familiari e diritti del lavoratore.
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