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Come gestire correttamente la maternità della badante

Anche per le badanti valgono le stesse regole per il godimento della maternità, a partire dal congedo obbligatorio. 

Come gestire la maternità della badante nel modo corretto e senza errori anche gravi?

Scopriamolo insieme in questo dodicesimo capitolo del Manuale per Famiglie Badante Zero Pensieri.

 

Cosa dice il contratto collettivo Colf e Badanti

L’articolo che tutela le lavoratrici madri nel CCNL Colf è Badanti è il numero 25.

In questo si ricorda che quando la lavoratrice domestica è in gravidanza scattano le garanzie a tutela della maternità. 

Durante il periodo di astensione obbligatoria previsto dalla legge la lavoratrice ha diritto a conservare il posto di lavoro, all’astensione dal lavoro e ad una indennità sostitutiva della retribuzione.

Dall’inizio della gestazione fino al momento della astensione obbligatoria dal lavoro, la lavoratrice può essere licenziata solo per mancanze gravi che non consentono la prosecuzione del rapporto, nemmeno in via provvisoria.

La tutela non è imposta dalla legge ma dal contratto collettivo. Periodo in cui vige il divieto:

  • durante i due mesi precedenti la data presunta del parto;
  • durante il periodo che va dalla data presunta a quella effettiva del parto;
  • durante i tre mesi successivi al parto.

Anche per colf e badanti è stata introdotta la cosiddetta flessibilità dell’astensione obbligatoria che consente alla lavoratrice di ritardare il periodo di assenza obbligatoria fino a un mese prima della data presunta del parto, e fino a quattro mesi dopo la nascita del bambino. 

 

Come funziona e chi paga l’indennità di maternità

Come per tutte le altre lavoratrici dipendenti, anche l’indennità di maternità per le badanti viene pagata dall’INPS, per un importo pari all’80 % del salario convenzionale sul quale sono versati i contributi orari. 

Non tutto però è a carico dell’INPS, il datore di lavoro infatti sostiene comunque dei costi:

  • La tredicesima è in parte pagata dall’INPS (80%) in parte retribuita dal datore (20%).
  • L’accantonamento del TFR invece è completo, e a carico del datore, in quanto calcolato sulla retribuzione che la colf dovrebbe percepire se avesse lavorato per l’intero mese.
  • Il rateo di ferie matura normalmente anche durante il periodo di maternità ed é a carico del datore.

Per quel che riguarda i contributi invece questi NON verranno pagati quando c’è mancanza di retribuzione.

La badante ha diritto alla interdizione anticipata (es. Gravidanza a richio), ma non ha diritto all’astensione facoltativa (congedo parentale).

 

Obblighi per la comunicazione della maternità

La domanda relativa al congedo di maternità deve essere presentata dalla collaboratrice domestica online all’INPS attraverso il servizio dedicato.

In alternativa si può fare la domanda:

– tramite Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile

– enti di patronato e intermediari dell’Istituto attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.

La domanda di congedo deve essere presentata prima dell’inizio della maternità e mai oltre un anno dalla fine del periodo indennizzabile, pena la prescrizione del diritto all’indennità. La lavoratrice è tenuta inoltre a comunicare la data di nascita del figlio e le relative generalità entro 30 giorni dal parto. Il congedo spetta anche in caso di adozione o affidamento. In caso di adozione o affidamento nazionale, spettano cinque mesi di congedo (e relativa indennità) dall’ingresso del minore in famiglia, mentre in caso di adozione o affidamento internazionale spettano cinque mesi di congedo (e relativa indennità) dall’ingresso del minore in Italia.

Le lavoratrici domestiche hanno diritto all’indennità di maternità solo se nei 24 mesi precedenti il periodo di astensione obbligatoria risultano versati a loro carico (o dovuti) 52 contributi settimanali, anche se relativi a settori diversi da quello del lavoro domestico, oppure almeno 26 contributi settimanali nei 12 mesi precedenti.

Nel caso la colf non avesse i requisiti per ottenere l’indennità dall’Inps il datore non deve dare alcuna integrazione, né per quanto riguarda la retribuzione, né per quanto riguarda la 13esima.

 

Può la badante dimettersi durante la gravidanza e la maternità?

Come disposto dall’art. 25 co. 3 del Ccnl, la collaboratrice che si dimette durante il periodo che va dall’inizio della gravidanza al termine della maternità obbligatoria deve obbligatoriamente convalidare le dimissioni presso l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. In caso contrario le dimissioni saranno ritenute inefficaci ed improduttive di effetti. La collaboratrice che si dimette durante la maternità, inoltre, ha diritto alla Naspi e al preavviso pagato come per i collaboratori che vengono licenziati.

 

Posso licenziare la badante durante la maternità?

La risposta è no, con un’eccezione. Dall’inizio della gestazione e fino al termine del periodo di astensione obbligatoria la lavoratrice non può essere licenziata, tranne che per giusta causa, ovvero per mancanze gravi che non consentano la prosecuzione del rapporto, nemmeno in via provvisoria. Inoltre,  se il datore di lavoro licenzia la collaboratrice entro i primi 31 giorni dal rientro dalla maternità il preavviso da pagare è doppio (art. 40, comma 2, CCNL).

 

Si può assumere una sostituta durante la maternità della badante?

La risposta è sì, anche perché i costi della badante in maternità vengono sostenuti dall’INPS, ad eccezione del 20% della 13^, il TFR e le Ferie maturate…

 

Come avrai visto da questo capitolo del nostro manuale, così come da quelli precedenti, fare il datore di lavoro della badante è un lavoro. Se pensi di non farcela da solo, vieni a scoprire come puoi gestire la badante in tutta tranquillità con FamKare e il metodo BadanteZeroPensieri.

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